«L'arte per bambini non sarà mai vera arte», inizia con questa citazione di Benedetto Croce l'affascinate saggio di Rossella Greco che ripercorre la storia della Letteratura per l'Infanzia dalle sue origini fino a oggi, perché “i bambini leggono e hanno i loro gusti”. Figura di spicco è Bianca Pitzorno, scrittrice sarda di romanzi per ragazzi e “traduttrice” di dieci novelle scelte dal Decameron di Giovanni Boccaccio. La scrittura pitzorniana è esemplificativa di un nuovo modo di parlare ai più piccoli, superando tabù e ipocrisie, squarciando il velo e raccontando con sincerità la vita. Messaggi liberi e di libertà sono quelli veicolati dalle sue storie, convinta che i libri siano ‘altro' rispetto ai punti di vista che cercano di controllare, sedurre o minacciare il mondo, portatori sani di una latente sovversione. Invitare i suoi lettori a fare quelle ‘cose difficili' di cui parlava Rodari, questo il proposito di Bianca, confidando nella possibilità di “liberare gli schiavi che si credono liberi”.
La letteratura colta incontra la letteratura per l'infanzia.
Molla dell'ispirazione è l'indignazione, sentimento che Bianca sente forte dentro di sé e che sin dai tempi delle famose agende è sprone, scintilla della sua infaticabile fantasia affabulativa: la scrittrice dichiara di “soffrire sulla carne viva gli stessi sentimenti, la stessa rabbia impotente” contro gli incoerenti e dispotici adulti.