“Una crisi religiosa, continua e generale, agitò il medioevo europeo; fin da prima del XII secolo sètte ereticali spuntarono in vari paesi. Condannate e perseguitate, si dispersero per rinascere altrove sotto nomi differenti; laddove crescevano venivano nuovamente perseguitate e tornavano a riaccendere il furore mistico nella nazione da dove erano state scacciate. Le condanne col ferro e col fuoco non giunsero mai ad estirpare l’eresia; poiché le dispute teologiche non erano che la nuvolosa forma con la quale si avvolgevano gli interessi materiali per affermarsi e farsi riconoscere, non si poteva sopprimerle massacrando e bruciando gli eretici……
Questa lotta di classe doveva necessariamente manifestarsi sotto parvenze religiose perché la chiesa era allora una potenza dominante che comandava re e imperatori, prelevava imposte su tutte le popolazioni cristiane, interferiva in ogni azione della vita sociale e anche privata, monopolizzava il sapere e limitava in base ai suoi bisogni lo sviluppo del pensiero. Si poteva combattere la chiesa solo portando la lotta sul terreno religioso e solo attaccandola in nome di quegli interessi spirituali dei quali si era costituita come custode e rappresentante……
Tutte le sètte degli eretici popolari che pullularono nel medioevo cominciarono con abolire la proprietà e con stabilire la comunità dei beni nel loro seno.”